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Come ogni anno, stessa spiaggia e stesso mare: ma non sono più quelli di prima di Carmelo Mandarà

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Guardo questo cielo settembrino e d’istinto mi sovvengono due motivetti, tormentoni di qualche estate fa, e ne abbozzo il canto: “L’estate sta finendo…” e “… stessa spiaggia, stesso mare”. E d’improvviso mi accorgo che in queste due locuzioni verbali stanno l’alfa e l’omega del dramma consumatosi ormai da anni su questo litorale, non più bello, che va dal promontorio dello “Stimpato”, estremo limite orientale delle Caucane, agli scogli di Casuzze, una volta esplorati con pazienza certosina per staccarne le “patelle” e raccogliere ricci da consumare “in diretta” senza timore di prendersi una febbre tifoide. Litorale dalla sabbia finissima, amato da tanti villeggianti che lo preferivano ad altri posti per prendere il sole ed un bagno; sulla sua battigia (qualcuno con tronfia retorica e consueto cipiglio marziale la ribattezzò “bagnasciuga”, su cui prometteva vanamente avrebbe inchiodato eventuali invasori) si potevano fare lunghe terapeutiche passeggiate buone al tono muscolare delle gambe massaggiate dalle onde e dalle risacche; battigia che ora è esito di uno scempio ambientale impunito, dopo che tonnellate di pietrisco, utilizzato per un “ripascimento morbido” finalizzato a recuperare la spiaggia di Caucana ed a frenare l’erosione della costa, è stato qui depositato dai movimenti del mare. Così oggi non si può passeggiare sulla battigia-bagnasciuga senza sottoporsi ad una dura prova da fachiro, né entrare o uscire dal mare se non si è dotati di buone capacità atletiche nel salto in lungo e nel salto in alto. E tutto ciò nell’assoluta indifferenza delle amministrazioni, comunale e provinciale, che cambiano volto politico e/o amministrativo, ma nessuno cerca di trovare soluzione a questo scempio che ha allontanato dalla zona turisti abituali e produce un diffuso senso di impotenza su quanti ancora qui residenti possiamo solo commentare, guardando i cumuli di pietrisco, “quant’era bella prima ‘sta spiaggia!”. Perché qui ormai  il tempo ha una doppia datazione: A.P. (ante pietrisco) e P.P. (post pietrisco) per definire l’Eden e la sua fine. E così mentre l’estate sta finendo tutto ci fa supporre che l’anno prossimo sarà… stessa spiaggia, stesso mare, ancora  ”trubbili” (lattiginoso) per il pietrisco che si scioglie, pietrisco pericolosamente appuntito sotto i piedi dei villeggianti e ulteriore barriera a chi ha difficoltà a deambulare e vorrebbe fare un bagno a mare senza pensare di chiedere chissà che. E tutto ciò per una sconsiderata valutazione progettuale o per scelta scientemente operata? Nell’uno e nell’altro caso nessuno paga, se non la collettività che si ritrova sassolini fra le dita dei piedi passeggiando su quella battigia che un tempo era un’ampia distesa di sabbia finissima.

Carmelo Mandarà

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