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L'Editoriale

LA LEGGE PICA AI NOSTRI TEMPI

by Redazione 15 Novembre 2013 629 3 min di lettura
 LA LEGGE PICA AI NOSTRI TEMPI

Agli albori dell’Unità d’Italia, nel lontano 1863, per contrastare il fenomeno del brigantaggio in alcune regioni d’Italia fu promulgata la legge Pica. La suddetta legge prevedeva il reclutamento di volontari pagati pochissimo e che dovevano, a loro spese, provvedere alle divise e al mantenimento dei cavalli di cui erano portatori: il tutto per la somma totale di cinque lire al giorno. La ferma era prevista per tre mesi, le squadre potevano essere formate da un minimo di dieci elementi fino ad un massimo di trenta ed erano posti sotto l’autorità dei Regi-Carabinieri delle locali stazioni. Tutti sappiamo l’epilogo: il brigantaggio fu a quei tempi sconfitto con un aggravio minimo per le casse del Regno. Era considerato brigante chi a quei tempi scorazzava per le vie delle città e per le campagne commettendo crimini o delitti. I loro complici venivano fucilati o condannati ai lavori forzati a vita. Ma sanzioni venivano comminate anche a camorristi, sospetti manutengoli, ed un anno di domicilio coatto agli oziosi, ai vagabondi e alle persone sospette. Tutto questo, in nome di Dio e per Volontà della Nazione, pronunciava  Vittorio Emanuele II°, re d’Italia. Ora: immaginate la disoccupazione imperante, quelli che scelgono volontariamente di oziare, di vagabondare, e le tante persone sospette (di che cosa)? Ai nostri tempi cosa potrebbe succedere? Non ci sarebbe bisogno di indulto e amnistie, le carceri basterebbero perché i rei di crimini gravi verrebbero fucilati o condannati a lavorare (potrebbe essere un’idea, i lavori socialmente utili a costo zero), tutti gli altri sarebbero spediti ai domiciliari. Per fortuna che allora eravamo nell’Ottocento. Però alcuni spunti potrebbero servire ai tempi nostri e ai nostri governanti, basterebbe un poco di coraggio per affrontare certe situazioni: quando la coperta è corta bisogna farla bastare e, come dicevano gli anziani, “ognunu a friiri co’propriu uogghiu”.  Chissà, in tempi di spending-review, i suggerimenti degli antichi potrebbero tornare utili, almeno nella parte relativa ai lavori socialmente utili, anziché spennare i soliti noti: che spettacolo sarebbe quello di far pulire le strade, i giardini pubblici, le spiagge, a tutti i soliti noti che hanno derubato nel corso degli anni la nostra povera nazione, con la copertura di essere politici e con l’aggravante anche di oziare?!?

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