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Il turismo insorge contro il coprifuoco alle 22: “Scelta ridicola”

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“Il coprifuoco alle 22 è inapplicabile per il nostro territorio. Significa dire ai turisti di starsene a casa”. Nunzio Barrera e Filippo Frasca, entrambi proprietari di strutture ricettive, mandano un messaggio forte alle istituzioni: “Vedete dove siamo finiti? In mezzo a una strada”, dice Barrera, mostrando alle sue spalle la riproduzione di una camera da letto. Siamo nei pressi della chiesetta di Punta Secca, nel cuore del flash mob che coinvolge i ristoratori e tutte le attività provate da un anno di chiusure: “Viviamo in uno Stato democratico – contrattacca Frasca, ex assessore comunale allo Sviluppo economico – e il cittadino vuole sapere a quali regole sottostare. Non capiamo da cosa sia stata determinata l’istituzione della zona rossa nel territorio di Santa Croce. Ci saranno anche delle motivazioni ritenute serie, ma nessuno le conosce. Alcune città limitrofe, pur avendo parametri superiori ai nostri, sono rimaste regolarmente in arancione. Stanno cassando le nostre libertà costituzionali. E il coprifuoco distruggerà l’intero indotto del turismo”.

“Quando tutti si mobilitano, lasciando il proprio lavoro per scendere in piazza, vuol dire che siamo al ‘dunque’. Questa pandemia è stata troppo lunga e non si è conclusa, ma ci sono degli aspetti poco chiari”. Lo ha detto Nello Dipasquale, deputato regionale del Partito Democratico, partecipando al flash mob del Co.Ri.Sicilia a Punta Secca. “A livello nazionale – spiega l’ex sindaco di Ragusa – i governi stanno cercando di dare il massimo sostegno da un punto di vista finanziario. Sappiamo che non è abbastanza, ma pur di dare un segnale si sta indebitando il Paese. Però ci sono delle cose che non hanno bisogno di risorse; e francamente questa storia del coprifuoco alle 22 è difficile da comprendere. Come si può ipotizzare che la situazione continui a peggiorare? Mi auguro che a maggio la previsione cambi e questa scelta venga rivista”. Dipasquale è polemico anche sulle promesse della politica regionale. Al netto dei pochi soldi appostati in Finanziaria alla voce “ristori” (“Hanno messo zero”, ribatte Dipasquale), il governo ha deliberato un contributo complessivo da 250 milioni per le attività in crisi. Si tratterebbe di fondi strutturali che il Ministero per la Coesione deve riprogrammare, cambiandone la destinazione d’uso: “A me sembra una barzelletta – chiosa il deputato – Ho provato per tre settimane a inserire le risorse in Finanziaria e non l’hanno fatto”.

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