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Sicilia terra dei popoli, l’Islam prova a integrarsi: “Vi racconto il rapporto con gli italiani”

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La Sicilia, negli ultimi tempi, è diventata una regione multiculturale, dove si incrociano professioni ed esperienze di vita diverse. Molte persone provenienti dal nord Africa (e non solo), sono venute in cerca di lavoro con le proprie famiglie, molte volte ambientandosi e restando qui per molti anni. Ovviamente coloro che si sono stabiliti qua, hanno portato con loro le proprie tradizioni e i propri usi e costumi. Quando queste persone entrano in uno stato straniero, devono considerare il fatto che le regole da rispettare sono diverse da quelle del paese in cui vivono. Ognuno è libero di vestirsi come vuole entro i limiti, bisogna imparare a rispettarsi a vicenda e convivere pacificamente con chi non ha la stessa cultura. Ovviamente non mancano i problemi. Vi sono infatti stranieri che non rispettano le leggi, la maggior parte si sentono esclusi dalla società che li ospita, per vari motivi, come ad esempio il non saper parlare la lingua italiana. Ma il più delle volte (fortunatamente) diventano persone istruite, intraprendono studi universitari e in seguito diventano validi professionisti. Mohamed, 38 anni, tunisino, vive con la sua famiglia in Sicilia da ben 6 anni e ci vuole parlare della sua esperienza. Gli abbiamo rivolto alcune domande:
D  – Come fa un musulmano a conciliare la preghiera e il rispetto delle feste islamiche con la vita in Italia?
R – Si cerca di trovare il tempo. La festa che chiude il Ramadan, per esempio, può durare 3 giorni, quindi si cerca un momento per incontrare le persone e farsi gli auguri.
D – In cosa consiste il festeggiamento?
R – Posso raccontare come è nel mio paese. Si preparano dolci, si comprano vestiti per i bambini, è un momento molto atteso perché durante il mese precedente (Ramadan) non si mangia e non si beve fino al tramonto. L ultima notte di Ramadan si prega in moschea fino all’alba.
D – In Italia questa tradizione si mantiene?
R – La mantiene soprattutto chi ha la famiglia qui. Ma chi non ce l’ha, fa gli auguri alle persone che conosce e fa una telefonata a casa per sentire i parenti.
D – Come vive le festività religiose fuori dal suo Paese?
R – Ovviamente qui è diverso rispetto al mio Paese. In un paese musulmano vivere le festività, come il Ramadan, è davvero stupendo. L’islam ha alcune regole alimentari, come l’esclusione degli alcolici, della carne di maiale, di tutta la carne macellata in un certo modo.
D – Si rispettano anche qui?
R – Sì, certo. In qualsiasi parte del mondo vai, bisogna rispettare quello che dice Allah.
D – Com’è il suo rapporto con i cristiani che conosce?
R – Ci sono musulmani che non hanno nessun contatto con la comunità cristiana, a parte il lavoro. Io e la mia famiglia invece conosciamo molti cristiani. Il giorno della festa islamica sono venuti a farci gli auguri.
D – Qual è invece il rapporto degli italiani con l’Islam secondo lei?
R – Chi si sforza di conoscere la nostra religione non basandosi sull’immagine presentata dai media, la rispetta. In fatto di religione sarebbe meglio conoscere prima di giudicare, ad esempio leggere il Corano, come io e i miei figli potremmo leggere la Bibbia in arabo.

Sara Hassen

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