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Due giorni dedicati alla prevenzione dei bullismi: tutte le nostre interviste

by Redazione 2 Ottobre 2016 808 9 min di lettura
 Due giorni dedicati alla prevenzione dei bullismi: tutte le nostre interviste

Una due giorni sul tema dei bullismi e del cyberbullismo si è tenuta venerdì e sabato a Vittoria e Comiso. Nella città ipparina, preso la Sala Mazzone, si è svolta una conferenza programmatica dal titolo “Bullismi: la violenza adolescenziale a scuola, nella società, sul web. Che fare?”. Hanno relazionato, oltre al professor Luca Bernardo (direttore del Dipartimento Materno-Infantile dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano), anche il dott. Giuseppe Raffa (pedagogista dell’Asp 7) e l’insegnante Lorenza Galesi. A Comiso il bis: grazie all’interessamento del Garante per l’Infanzia e Adolescenza, rappresentato dal dottor Calogero Termini, si è tenuto il seminario “Bullismi, cyberbullismo, disagi adolescenziali: conoscere per prevenire”. All’appuntamento del Centro Diurno per minori, hanno partecipato – oltre a Bernardo e Raffa – anche il sociologo e giornalista Francesco Pira (leggi qui l’approfondimento), la componente del team del Garante, dott.ssa Maria Inguì, e il direttore sanitario dell’Asp, Giuseppe Drago. Entrambi gli eventi sono stati moderati da Antonella Galuppi. In questa due giorni abbiamo raccolto tanti pareri illustri sul tema dei bullismi. Ve li proponiamo nella nostra carrellata.

Professore Luca Bernardo (Dipartimento Materno-Infantile dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano) – intervista di Antonella Galuppi

Lei dirige un Centro che si occupa di disagi adolescenziali: ma cos’è il disagio adolescenziale, come lo possiamo definire?
“Lo possiamo definire un momento dell’adolescenza difficile nel quale i ragazzi e le ragazze stanno crescendo molto rapidamente, si trasformano passando da bambini a ragazzi, donne e uomini, e in questa situazione, purtroppo, alcuni di loro deviano. Questo spesso è legato alla distanza che c’è tra la famiglia ed il ragazzo/la ragazza stessa. Spesso nelle famiglie dove c’è una situazione di violenza verbale o fisica, o entrambe, ci si trova di fronte un ragazzo che uscendo all’esterno, frequentando la realtà, la vita normale, che può essere per loro il cyberspazio, che non ha confini e dove non ci sono controlli, ha quell’esplosione o implosione di rabbia. Mettiamo insieme queste alchimie e viene fuori o la vittima o il bullo”.

All’interno del centro i ragazzi arrivano spontaneamente o essendo minori ci vuole il consenso dei genitori.
“Generalmente arrivano su delle segnalazioni esterne della polizia, vuol dire che il danno è già stato ricevuto o provocato. Oppure è l’insegnante stessa che fa avvicinare al nostro Centro i ragazzi e le famiglie, perché dobbiamo ricordare che dietro i minori c’è sempre la famiglia. Dall’altra parte alcuni ragazzi, raramente, si presentano spontaneamente. Noi siamo un centro pro-vittime, per le vittime, non dimenticando il bullo, ma le vittime difficilmente vengono a raccontare per prime perché hanno sempre quel senso di vergogna. Noi attraverso degli incontri con l’equipe andiamo a curare ma agiamo anche sulla prevenzione. Però qualcosa non ha funzionato perché i numeri aumentano. Dal bullismo si è passati alla forma peggiore che è il cyberbullismo. La differenza è che la vittima del bullismo, ad un certo orario, si chiude in casa, in un’area dove ha sicurezza ed è protetta, invece nel web questa cosa non succede perché il web non si spegne mai e continua a lavorare contro la vittima. Qui succede che, magari, vogliono fare il gesto più estremo che è quello di togliersi la vita”.

Di solito questi adolescenti sono adolescenti fragili o sono adolescenti che si trovano all’interno di un gruppo e non riescono a sostenere ciò che il gruppo chiede loro.
“Ci sono ragazzi e ragazze fragili, ci sono ragazzi che si sentono distanti da quella che è la quotidiana realtà e quello che viene richiesto non li rende adeguati a rispondere alle richieste della società stessa dei pari, quindi rimanere da soli per loro è un rischio di percorrere ansia, solitudine, problematiche di relazione, e questo fa sì che diventino un bersaglio per il bullo”.

Giuseppe Raffa (pedagogista dell’Asp 7 di Ragusa) – intervista di Antonella Galuppi

“Ho parlato della necessità di affrontare il problema dei bullismi – sociale, scolastico, tecnologico, omofobo – con la network society, con la costituzione di una rete della quale fanno parte mass media, associazioni, istituzioni, i Comuni, i singoli. I bullismi nascono in famiglia. Bisogna rieducare le famiglie, le scuole possono fare qualcosa ma da sole non ce la fanno, per questo è necessaria la rete. Rieducazione delle famiglie che non hanno più gli strumenti necessari per affrontare le tematiche dell’adolescenza, che è notevolmente cambiata rispetto a qualche anno fa.

Mai minimizzare il bullismo che è un fenomeno gravissimo perché nasce addirittura nella scuola materna, si sviluppa nella superiore ed è contagioso, secondo uno studio dell’Università di Montreal. Bisogna agire anche su coloro che guardano, i cosiddetti bystanders, che sono quelli che incentivano il comportamento dei bulli tanto che l’85% degli episodi di violenza scolastica avviene alla presenza dei ragazzi che guardano e rinforzano il comportamento dei bulli stessi. I danni sono l’ansia, la depressione, danni morali, biologici ed esistenziali. Ma anche i bulli hanno conseguenze che permangono da grandi. Da adulti soffrono di disturbi della personalità e la loro attività preferita è il mobbing. Attenzione anche al cyberbullismo che è la diversificazione del bullismo che si trasforma nel bullismo tecnologico”.

Calogero Termini (Garante dell’Infanzia e dell’adolescenza del comune di Comiso) – intervista di Paolo Mandarà

“Anche nelle scuole elementari di Comiso abbiamo notato veri e propri episodi di bullismo. E’ un problema reale, che è presente dappertutto. E Comiso non fa eccezione. Il cyberbullismo è ancora più pericoloso perché è impossibile controllarlo. E’ un fenomeno che si sta diffondendo perché il 95% dei ragazzi di 10-12 anni possiede uno smartphone, con tutti i risvolti che questi strumenti si portano dietro. Io e il mio gruppo di lavoro abbiamo deciso di affrontare il problema. Il primo passo era organizzare un convegno per imparare a conoscere la questione e poterla prevenire.

Le responsabilità stanno in una scarsa attenzione da parte delle famiglie. Il punto cruciale è la trasformazione del nucleo familiare. Ma c’è scarsa attenzione anche da parte delle istituzioni. Servono azioni formative nei confronti dei docenti: parecchi sono bravi nel formare i ragazzi dal punto di vista culturale e scolastico, ma non sono capaci di conoscerli fino in fondo e interpretare le azioni e i segnali che emettono quando si trovano in difficoltà. Perché spesso di fronte al bullismo si fugge e non si parla.

Lo scorso anno siamo andati nelle classi e abbiamo svolto delle lezioni indirizzate ai ragazzi ma anche ai docenti, abbiamo parlato di sentimenti e affettività. Quest’anno faremo lo stesso. Il problema del bullismo e del cyberbullismo è legato ai disagi dell’adolescenza: i tentativi di suicidio, la violenza su se stessi, i rapporti carenti con gli altri…. C’è scarsa conoscenza dei problemi, a cui devono seguire azioni specifiche. Faremo un protocollo fra il comune di Comiso e la casa pediatrica diretta dal professor Bernardo presso il Fatebenefratelli di Milano: l’obiettivo è favorire un approccio scientifico al problema da parte del team del Garante, ma anche delle azioni formative e di ricerca sul territorio per capire il volume di questo fenomeno”.

Maria Inguì (dottoressa in Psicologia, fa parte del team del Garante) – intervista di Paolo Mandarà

“Spesso pensiamo che bullismo e cyberbullismo costituiscano un fenomeno lontano da noi. Ecco, non è così. I ragazzi ci hanno mostrato una realtà diversa da quella che immaginiamo. La possibilità di trovare nel nostro contesto vittime di prevaricazione e bullismo, è simile a quella delle grandi città. Nel corso degli incontri che abbiamo tenuto nelle scuole, i ragazzi si sono mostrati interessati, hanno partecipato sulle tematiche, ci hanno fatto parecchie domande. Vogliono conoscere le nozioni e imparare a gestirle. Nella fase di sviluppo di 10-13 anni occorre avere un accompagnamento per completare il raggiungimento della competenza emotiva e iniziare a costruire relazioni con se stessi e con gli altri”.

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