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Attualità News

Il santacrocese Vincenzo Dimartino è il nuovo presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Ragusa

by Redazione 11 Settembre 2013 1795 5 min di lettura
 Il santacrocese Vincenzo Dimartino è il nuovo presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Ragusa

In data 10 settembre 2013, presso la sede dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Ragusa con sede in Ragusa, V Piano Edificio Uffici ex Centro Direzionale A.S.I. – C.da “Mugno”, si è insediato il Nuovo Consiglio dell’Ordine degli Ingegneri per il quadriennio 2013-2017. I neo eletti, costituenti la totalità dei Consiglieri sono:

Dott. Ing. CRISCIONE Antonio Maria Giuseppe
Dott. Ing. DIMARTINO Vincenzo Giuseppe
Dott. Ing. FELIGIONI Sandro
Dott. Ing. GIANNONE Raffaele
Dott. Ing. GIUFFRIDA Giovanni
Dott. Ing. GULINO Dario
Dott. Ing. SANSONE Andrea
Dott. Ing. SCOLLO Gianpaolo
Dott. Ing. TUMINO Vincenzo
Dott. Ing. VACCARO Simona Maria
Ing Iunior ALECCI Davide

In seno al consiglio sono stati designati:

Il Presidente, nella persona del Dott. Ing. DIMARTINO Vincenzo Giuseppe, il Vice Presidente nella persona del Dott. Ing. VACCARO Simona Maria, il Segretario nella persona del Dott. Ing. CRISCIONE Antonio Maria Giuseppe e il Tesoriere nella persona del Dott. Ing. TUMINO Vincenzo. Il neo Consiglio ringrazia gli iscritti per la fiducia accordatagli, e il Consiglio uscente per il lavoro sin qui svolto. Il Consiglio si proporrà come parte attiva nella eventuale collaborazione con le varie istituzioni allo scopo di influire positivamente sullo sviluppoo del territorio, in considerazione del ruolo svolto dagli ingegneri all’interno dei processi di sviluppo economico e sociale della comunità iblea.

Ecco il saluto del nuovo presidente Vincenzo Dimartino: “L’insediamento del Consiglio dell’Ordine costituisce certamente un momento di riflessione: dal giorno dello spoglio delle schede ad oggi si sono susseguiti i complimenti sinceri alternati alle felicitazioni ipocrite. Ieri sera, nel consuntivo che ciascuno di noi  fa prima di andare a letto, mi sono reso conto che le Circolari dell’Ordine portavano la mia firma. A questo punto nasceva spontaneamente il bisogno di comunicare con i colleghi in maniera un po’ più informale: se il Consiglio dell’Ordine rappresenta i colleghi è necessario, da una parte, che ci sia un continuo feed-back fra gli iscritti e i consiglieri, dall’altra, che non ci siano distanze reverenziali fra gli stessi: il Consiglio appena insediato, si augura che l’Ordine sia visto come patrimonio di tutti gli iscritti. Mi auguro, pertanto, che ci sia una quanto più ampia possibile partecipazione ai lavori delle commissioni, che costituiscono utile e imprescindibile strumento di crescita sia dei singoli professionisti, che della categoria professionale.  Il 2013, caratterizzato per chi vi scrive da un grave lutto, pertanto irrimediabilmente connotato in maniera negativa, ha dato, però l’occasione di mettersi in gioco in un’avventura di ampio respiro, nella speranza di poter dare risposta a tante aspettative e di trovare la forza, l’abnegazione, le collaborazioni, per mettere in atto le previsioni illustrate nel tanto censurato programma elettorale. Se da una parte, interpretando quasi inconsapevolmente l’”omnia munda mundis” di manzoniana memoria, l’assumendo incarico appariva particolarmente gravoso, dall’altra, l’accanimento dimostrato dai colleghi che ritenevo avversari per il periodo circoscritto alla competizione elettorale, mi faceva riflettere sui certamente diversi modi di concepire la rappresentanza di categoria. Certamente la grande scommessa dell’incarico affidato a me e al Consiglio sta nel dover rappresentare colleghi molto diversi per età, anzianità di iscrizione, specializzazione professionale: certamente la comunicazione continua e regolare con gli iscritti e il lavoro delle commissioni potranno fare da cerniera fra tutti gli iscritti. Uno dei dubbi che io esprimevo sulla candidatura di tutti i consiglieri poi risultati eletti nasceva da considerazioni di carattere anagrafico: ieri ho scoperto che l’ultimo numero di iscrizione è il 1272, che risulta più che doppio rispetto al mio numero di iscrizione (623): questa scoperta minava fortemente l’”eterna” certezza, da parte mia, di appartenere ai giovani professionisti. Concludo esponendovi la mia preoccupazione per avere scoperto recentemente che molti colleghi, in maggioranza giovani, stanno andando a lavorare all’estero, nella speranza che ci siano a fine di questa mia avventura, condizioni più dignitose per gli ingegneri e che la società tutta sia uscita da questo momento di grave crisi, anche col piccolo contributo del consiglio e della categoria che in questo momento mi onoro di rappresentare”.

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1 Comment

  • Federico says:
    16 Settembre 2013 at 20:13

    Se i migliori scappano dall’Italia, pensate quanti cervelli scappano dalla Sicilia e da Ragusa in particolare. E questi sono i risultati purtroppo.

Comments are closed.

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