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Ascolto e dialogo sono alla base di una scuola interculturale RUBRICA EDUCAZIONE E PEDAGOGIA

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Aumentano le classi multietniche e cresce nei genitori la preoccupazione che la presenza di bambini stranieri possa rallentare e danneggiare la preparazione dei propri figli. La diversità, in realtà, stimola l’apprendimento e favorisce i processi di crescita e arricchimento. A tal proposito, la pedagogia interculturale si esprime non attraverso prediche e indottrinamenti, né con tecniche di persuasione più o meno sofisticate, ma sperimentando quotidianamente una scuola come “comunità di diversi”, che non emargina chi è non è uguale o chi non è in grado di seguire il ritmo dei migliori.  Affinché tutto questo si realizzi con successo occorre che le famiglie orientino i propri bambini all’ascolto, al dialogo, allo sviluppo di capacità critica e all’accettazione di punti di vista diversi dai propri, al fine di far maturare in questi il rispetto per l’altro indipendentemente dal colore della pelle, dalla religione, dalle differenze sociali e culturali.

Perché è importante educare all’ascolto e al dialogo? Nella sua diversità ogni soggetto è portatore di proprie esperienze che meritano ascolto in quanto, non solo, arricchiscono il nostro bagaglio di idee, ma inducono anche alla conoscenza di verità differenti dalle proprie. Di conseguenza come ci vengono offerte nuove realtà, anche noi reciprocamente offriamo una nostra concezione di vita, ma l’interazione di prospettive differenti può verificarsi solo attraverso un dialogo pacifico e di confronto. Essere diversi uni dagli altri ci apre la mente e ci permette di sviluppare empatia nei confronti di chi vive o pensa in modo diverso dal nostro. Questo non significa rinunciare ai propri valori, ma imparare a rispettare anche quelli degli altri, difendendo i principi che riteniamo fondamentali. Importante è quindi conoscere l’alterità e cancellare quei falsi pregiudizi che generano solo ansia, paura e sospetto, per quella diversità solitamente percepita “negativamente”come una minaccia alla propria identità.

Doriana Dipasquale

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