La Fitoterapia: come usare le piante a scopo preventivo e curativo RUBRICA DI MEDICINA NATURALE
Ricondotta ai suoi principi essenziali, la Fitoterapia, dal greco phytón (pianta) e therapéia (cura), è l’impiego delle piante medicinali a scopo preventivo o curativo. Essa non è dunque una filosofia, una scuola di pensiero o una medicina “alternativa”, bensì una branca, nobile ed antica, della Farmacologia scientifica. Questa disciplina è considerata forse la prima forma di pratica terapeutica apparsa sulla Terra; l’utilizzo di estratti di piante per la cura delle malattie, infatti, è pratica comune sin dalla Preistoria.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ogni vegetale che contenga, in uno o più dei propri organi, sostanze farmacologicamente attive merita il nome di pianta medicinale. Quasi sempre le sostanze farmacologicamente attive presenti in una pianta medicinale sono molteplici. Questo insieme di sostanze, detto “fitocomplesso”, determina le caratteristiche terapeutiche o preventive dominanti di quella pianta. Mi piace annoverare ciò che dice l’esperto Antonello Sannia (Presidente della Società Italiana di Medicina Naturale) riguardo a questa importante branca terapeutica: “La fitoterapia è la branca della medicina che studia l’impiego delle piante medicinali capaci di svolgere nell’organismo un’azione farmacologica. Questa disciplina non è alternativa alla medicina basata sui farmaci di sintesi, ma complementare. La fitoterapia che rispetta i criteri scientifici ufficialmente riconosciuti consente di affrontare molte patologie e problemi con approcci differenti, a seconda della loro entità. Essa è indicata nelle terapie di lunga durata (per esempio osteoporosi, aterosclerosi, obesità), perché è generalmente ben tollerata e priva di importanti effetti collaterali. Allo stesso modo, costituisce un rimedio adeguato anche nei problemi di lieve o media entità e, in associazione ai farmaci di sintesi, può essere in grado di incrementarne l’efficacia e soprattutto di ridurne gli effetti collaterali indesiderati”.
Giorgio Marcialis