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Ex Caserma/PUNTATA 2: ecco il parere espresso nel 2009 dalla Soprintendenza

by Paolo Mandarà 9 Dicembre 2015 639 4 min di lettura
 Ex Caserma/PUNTATA 2: ecco il parere espresso nel 2009 dalla Soprintendenza

Perché non chiedere un parere alla Soprintendenza prima di abbattere la caserma? Secondo il sindaco e l’ufficio tecnico ne esisteva già uno risalente al 2009, mai ritirato. Come spiegato nella precedente puntata anche dal Soprintendente Panvini, si tratta però di “un diverso e non assimilabile parere sul “piano di recupero del centro storico dell’area costiera di Punta Secca” inoltrato dal Comune di Santa Croce Camerina, laddove veniva individuata anche l’ex caserma della Guardia di Finanza e l’isolato circostante”. Facciamo il punto, documenti alla mano.

Nel 2009, il signor Malandrino – che aveva presentato un progetto per la costruzione di un albergo sul mare – viene incaricato dal Comune per redigere il piano di recupero del centro storico di Punta Secca, che da questo momento, per motivi di sintesi, indicheremo con il nome di Piano particolareggiato. In questo piano si fa riferimento anche alla caserma borbonica che, nelle intenzioni di Malandrino, deve essere demolita e ricostruita. La Soprintendente dell’epoca, la dottoressa Vera Greco, esprime parere favorevole all’intero piano, ma ad alcune condizioni: ad esempio che la ristrutturazione con demolizione e/o ampliamento dovrà avvenire solo per gli edifici che rientrano nei seguenti casi:
a) che non siano di interesse storico-artistico, culturale;
b) che non presentino caratteristiche tipiche dei luoghi, e che comunque non facciano parte del tessuto storicizzato dell’area di recupero.

Nella parte relativa al fabbricato dell’ex caserma – indicata come ISOLATO A10, UNITA’ ABITATIVA A -, la Soprintendenza spiega che “considerato che l’isolato risulta particolarmente dal livello di degrado strutturale ed igienico-sanitario, e non rientra fra i parametri richiesti (fra cui l’interesse storico-artistico e culturale, ndr) -, sarà consentita la demolizione e ricostruzione, a condizione che sarà mantenuta la volumetria dell’edificio esistente, rispettandone il numero massimo di due piani”. Quindi la Soprintendenza ritiene effettivamente che l’edificio dell’ex caserma non abbia interesse culturale e che si può procedere a demolizione e ricostruzione. Non demolizione e basta.

Il gap, rispetto al 2014, è evidente. Ma è evidente anche rispetto a un ulteriore parere, espresso dalla Soprintendenza nel 2005 in riferimento a un progetto che prevede il restauro conservativo, la ristrutturazione, la demolizione e la ricostruzione parziale dell’edificio demaniale “ex caserma Guardia di Finanza”. Nella nota inviata al Comune il 18 marzo 2005, la Sorprintendente dell’epoca, la dottoressa Beatrice Basile, spiega che i volumi per i quali è prevista la demolizione vengano ristrutturati anziché demoliti; che l’edificio, che riveste particolare interesse culturale, non dovrà essere ristrutturato bensì restaurato e pertanto non si potranno eseguire tutte le demolizioni interne.

Ma torniamo al 2009. Dopo il parere favorevole della Soprintendenza, il Consiglio comunale, tramite emendamento, decide di apportare una variante al Piano particolareggiato. L’opposizione – all’epoca di centro-sinistra – non partecipa al voto; la maggioranza, invece, decide che il corpo centrale della caserma, quello di interesse culturale, sia ristrutturato e non demolito. Ma, in questo caso, non viene chiesto il nuovo parere vincolante della Soprintendenza, senza il quale la Regione boccia il piano e impedisce la realizzazione dell’albergo. Dopo cinque anni il primo parere del 2009 torna sotto le luci dei riflettori. E demolizione sia…

… nella prossima puntata l’ordinanza della discordia…

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