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Terremoti, chi rischia? Dimartino: “Scuole e municipio non sono a norma”

di Paolo Mandarà 11 Ottobre 2016 110 5 min di lettura
 Terremoti, chi rischia? Dimartino: “Scuole e municipio non sono a norma”
Vincenzo Dimartino

Qualche settimana fa, l’Ordine degli Ingegneri e l’Ordine degli Architetti di Ragusa, assieme all’ANCE (associazione costruttori edili), hanno inviato una lettera al ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio per chiedere “un’analisi della vulnerabilità sismica degli edifici esistenti, da quelli pubblici a quelli privati, passando per i sistemi infrastrutturali” presenti in provincia. Uno dei principali artefici della proposta è Vincenzo Dimartino, santacrocese doc, da tre anni al vertice dell’Ordine degli Ingegneri di Ragusa.

Il terribile sisma che lo scorso agosto ha colpito il centro Italia ha riproposto alcuni temi caldi che, lontani dalle disgrazie, sembrano però interessare poco persino all’opinione pubblica. Come si fa a prevenire i danni di un terremoto? Perché il nodo è proprio quello: dato che contrastare una calamità naturale è assai arduo (per usare un eufemismo), bisogna dotarsi di tutti gli strumenti utili per preservare almeno la nostra vita. La riflessione attuale passa soprattutto dagli edifici: quelli strategici o di governo, ma anche quelli privati. Le nostre case insomma. Che a quanto pare non sempre rispettano i criteri anti-sismici stabiliti dalla normativa. “Prima del 1981 – spiega Dimartino in esclusiva a Santa Croce Web – la provincia di Ragusa non era classificata come zona sismica ed era completamente esclusa dal novero degli edifici da progettare secondo criteri di sismo-resistenza, come stabilito da una norma del ’74”.

Tutti gli edifici costruiti prima del 1981, quindi, in caso di terremoto rischiano di venir giù?
“L’allarmismo non serve. Ma occorre sensibilizzare la gente. L’aspetto più grave di questa vicenda, secondo me, è che non abbiamo neppure una mappa per individuare all’interno del nostro patrimonio edilizio quali sono gli edifici realizzati con criteri anti-sismici e quali no. Questo è un grosso problema. Che ci ha spinto a chiedere a Delrio la disponibilità e dei fondi per compiere un monitoraggio sismico nella nostra provincia”.

Ritenere il terremoto un episodio lontano dal nostro vivere quotidiano, è anche una carenza culturale?
“E’ soprattutto una carenza culturale. Nella determinazione del valore di un immobile, non mi è mai capitato che la committenza chiedesse lumi in merito alla sismo-resistenza dell’edificio. E’ un elemento neppure timidamente avvertito dall’opinione pubblica”.

Le zone montane e il territorio di Ragusa risultano, secondo gli esperti, ad alta o elevata pericolosità sismica. Santa Croce e la fascia costiera un po’ meno…
“Assolutamente vero. Ma anche Santa Croce ha un patrimonio edilizio che poco si discosta da quello del resto della provincia. Buona parte del nostro patrimonio è anteriore al 1981. Sarebbe opportuno, all’interno di una oculata pianificazione, tenerne conto. Un altro dei fattori da tenere in considerazione è la vulnerabilità sismica di particolari aggregati all’interno del centro storico. Sarebbe auspicabile che lo strumento urbanistico mettesse nelle condizioni di realizzare quanto più agevolmente possibile gli interventi di adeguamento, senza passare da un iter particolarmente complicato. So che il PRG è in redazione, spero che quest’aspetto sia tenuto nella dovuta attenzione”.

Quali edifici sono realizzati senza seguire alcuna norma anti-sismica?
“Tanti. Il palazzo comunale non è un edificio sismo-resistente, le scuole nemmeno. Lo sono invece la caserma dei carabinieri e il distaccamento dei vigili del Fuoco. Tutto il resto non è sismo-resistente: neanche il comando dei vigili urbani”.

In caso di sisma cosa rischiano?
“Questi edifici non godono neanche di una progettazione anti-sismica di primo livello e, in caso di terremoto, potrebbero riportare danni significativi. Abbiamo un vantaggio: avere l’edilizia bassa, che non si sviluppa molto in verticale. Meglio avere un edificio a due piani anziché a otto. Gli edifici scolastici, ad esempio, non superano mai i due piani”.

Da dove comincia la prevenzione?
“Dalla sensibilizzazione. Poi viene il monitoraggio e infine la realizzazione degli interventi. I costi? Sono cifre poco significative all’interno di un processo di ristrutturazione. E’ molto peggio dover riparare i danni di un terremoto. L’Ordine degli Ingegneri, nei prossimi mesi, spera di realizzare una serie di convegni nelle scuole assieme al Genio civile. Confidiamo molto nella sensibilizzazione dei ragazzi”. (@riproduzione riservata)

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