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Il 7 e 8 marzo l’agricoltura si ferma: ritorna la protesta dei Forconi

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“Due giorni di sciopero dell’agricoltura siciliana giorno 7 e 8 marzo, contro le importazioni dall’estero di prodotti che nel breve arco di un decennio, grazie alle non regole del commercio mondiale, stanno annientando a turno tutti i settori produttivi dell’isola”. Lo hanno deciso Mariano Ferro e i Forconi, che tornano in campo a difesa dei produttori agricoli. Dopo avere incassato nella riunione di Ucria le adesioni di molti comuni dei Nebrodi, dopo la riunione degli arrabbiati produttori di Gela, a Niscemi si sono riuniti i Forconi e alcuni produttori del territorio, con in testa il sindaco Conti, convinti tutti che “non è possibile continuare a subire i colpi di questa vera e propria guerra commerciale e rimanere indifferenti. Così abbiamo deciso di iniziare lo stato di mobilitazione generale. Chiederemo l’adesione a tutte le attività commerciali dell’indotto. La Sicilia non si può permettere il lusso di dividere la vertenza latte da quella del carciofo, del pomodoro o del grano. Il problema è uno ed ha un nome: globalizzazione. Importazioni sfrenate per ricattare nel prezzo il prodotto di casa nostra, colpevole assenza totale di controlli in tutti i porti di ingresso, corruzione, indifferenza istituzionale non possono essere la ciliegina sulla torta del disastro. I Prefetti, già a conoscenza della situazione dei loro territori, non possono far finta di nulla e lavarsene le mani. I Sindaci che hanno il polso della drammaticità della situazione dei territori agricoli si facciano avanti. Noi iniziamo, il Governo nazionale cosa pensa di fare?”.

Il fermo dell’agricoltura sarà annunciato anche lunedì in conferenza stampa di fronte al mercato ortofrutticolo di Vittoria: “I prezzi di vendita (0,60 kg) e la continua invasione di merce proveniente dall’Egitto, dalla Turchia, dal Marocco, dalla Tunisia – continua Ferro – hanno distrutto la nostra economia agricola e non solo, provocato la chiusura di migliaia di aziende agricole e la vendita all’asta di case e terreni. Ogni giorni ti alzi e ti chiedi: si può stare a guardare e subire questo massacro silenzioso con le mani in mano nell’indifferenza di tutti?”. La risposta evidentemente è no. Così l’agricoltura torna a protestare.

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