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“La Sicilia dei Micciché”: il 6 marzo la storia di un cognome all’Unitre

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“La Sicilia dei Micciché. Baroni e briganti, intellettuali e popolo”, di Salvo Micciché (saggista) e Giuseppe Nativo (pubblicista), edito da Carocci (Roma, 2019, pag. 220) sarà presentato attraverso un dialogo con i lettori, in sinergia con Archeoclub D’Italia (RG), la Società Ragusana di Storia Patria e la Libreria Flaccavento il 6 marzo alle ore 17 presso la sede dell’UNITRE di Santa Croce Camerina. A condurre la serata e chiacchierare con gli autori sarà Maria Rosa Vitale (Presidente Unitre Santa Croce). Relatore del dibattito la professoressa Antonina Gulino.

La prefazione del libro è dello storico Carlo Ruta, la postfazione del giornalista Leonardo Lodato (La Sicilia); il volume contiene un saggio dello storico dell’arte Paolo Nifosì. Il volume tratta la storia di “Micciché” che non è solo il cognome di una famiglia, un tempo nobile e importante, ma anche un luogo, il Feudo di Micciché, nei pressi di Villalba. Un viaggio con la storia e nella storia. Un mosaico in cui tasselli di vita e di indagine storica si intrecciano con le vicende della nostra Isola e oltre.

L’obiettivo che ha guidato questa ricerca è soprattutto quello di riportare, assemblare i tanti tasselli in un percorso unico che da Villalba, Messina porta a Scicli e a tante altre città siciliane (tra le quali Caltanissetta, Piazza Armerina, Pietraperzia, a Naro, ma anche a Palermo, Catania, Scicli, Ragusa, Santa Croce Camerina). Si narrano storie e microstorie di nobili e baroni ma anche di briganti e gente comune, dal Medioevo all’Ottocento. Le vicende sono descritte attraverso avvenimenti poco conosciuti ma determinanti, con dettagli curiosi dedotti dalle fonti. Oltre 200 pagine di curiosità (un Micciché soldato-farmacista) e microstorie (suor Serafina, terziaria francescana in odor di santità, la cui mamma era proprio una Micciché, che troncò il pestifero morbo nel XVII secolo), filologia, etimologia, araldica e tanto altro. Non si tratta di una genealogia né di una celebrazione araldica, ma di uno spaccato culturale e storico da cui partire per capire davvero la Sicilia, la sua gente e le sue dinamiche storico-sociali.

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