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Siamo in zona rossa: ma senza controlli, si punisce solo chi lavora

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Unica grande pecca: i controlli. Nel corso di un’intervista su Video Mediterraneo, il sindaco Giovanni Barone ha accennato alla “sconvenienza” di istituire posti di blocco permanenti all’uscita del paese: “Purtroppo Santa Croce è una zona di passaggio, molti si recano nelle campagne a lavorare”. Ma anche nel centro abitato, al netto degli spostamenti dettati da uno stato di necessità – basta puntare un negozio aperto e infilarcisi per non avere noie da parte delle forze dell’ordine – i controlli sono sporadici.

Con due dirette conseguenze: la delazione, che vede molti cittadini cimentarsi in video e fotografie (che poi finiscono sui social) in grado di attestare il mancato rispetto delle regole; e il senso di impotenza da parte gli esercenti, che sono i primi (e forse gli unici) a pagare il prezzo dei divieti. Tutti i negozi ritenuti “non essenziali”, tra cui parrucchieri e centri estetici, sono chiusi da un paio di giorni e lo rimarranno almeno fino al 22 aprile, giorno in cui scade l’ordinanza del presidente della Regione. Bar e ristoratori si affidano al servizio d’asporto e domicilio, che è meno gratificante dal punto di vista economico rispetto alla somministrazione diretta. Le categorie sono in tilt, ma non tocca a loro – che hanno subito danni incalcolabili nell’ultimo anno – salvarci dalla pandemia. L’istituzione della zona rossa a salvaguardia della salute delle persone deve essere proporzionale allo sforzo messo in campo per farla rispettare. Altrimenti non ha senso, e diventa una punizione intollerabile (solo) nei confronti di chi lavora.

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