Caucana, una donna cade in un tombino: “Poteva finire in tragedia”

Giada Capriotti se l’è cavata con un trauma contusivo alla colonna sacro-coccigea, una fasciatura al ginocchio, alcuni lividi ed escoriazioni alla gamba sinistra. Ma l’esito dell’incidente che l’ha coinvolta ieri pomeriggio, all’incrocio fra Corso Oceano Indiano e Via delle Anticaglie, fra Caucana e Casuzze, poteva essere di gran lunga peggiore se in quel tombino fosse sprofondato un bambino o una persona anziana.

Giada, 35 anni, è infuriata. “Succede che tornando dal mare, cammini per strada e cadi dentro un tombino – aveva scritto sui social dopo l’accaduto – Nessun avviso che fosse rotto, un segnale, niente. Apparentemente era chiuso e invece è bastato metterci un piede sopra perché vi sprofondassi dentro”. Al telefono racconta i dettagli: “Mentre risalivo dal mare, per poco due auto non si scontravano. Così, istintivamente, ho fatto un balzo verso destra. Dopo un paio di passi, ho messo il piede sul chiusino e sono andata giù. Invece di poggiarlo, era meglio se l’avessero lasciato aperto. Almeno sarebbe stato visibile…”.
I residenti, sentite le urla, si precipitano in strada. Le auto accostano. Arriva anche il fratello della donna, a bordo di uno scooter. Comincia a telefonare. “Al comando dei vigili urbani non ha risposto nessuno. Peccato che ci siano sempre quando bisogna fare le multe. Al Comune, figurarsi… Era domenica. Così è riuscito a parlare solo con i carabinieri, che l’hanno rimpallato da un numero all’altro. Mezz’ora dopo è giunta un’ambulanza, che mi ha trasportato all’ospedale Giovanni Paolo II di Ragusa”.
Ma lì, ecco l’altro inciampo: “Mi hanno parcheggiato per ore in Pronto soccorso. Con il costume e i capelli bagnati. Con mia madre e mio figlio in auto. Alla fine siamo andati via perché non ne potevo più. Sono uscita senza firmare nulla, nonostante l’avessi chiesto più volte. Questa mattina mi sono recata al pronto soccorso dell’ospedale di Noto, dove mi hanno assistito in maniera scrupolosa”.
Ma l’accaduto di ieri pomeriggio è una ferita aperta: “Se al mio posto ci fosse stato un bambino o una persona anziana come sarebbe finita?”, insiste Giada. “Non voglio che questa cosa passi inosservata, perché è un fatto gravissimo, impensabile. Le tragedie vanno evitate, non piangerle quando è troppo tardi. Se in quel tombino finiva mia nonna si sarebbe spaccata il femore. Queste cose criminali non possono e non devono rimanere impunite. Non mi importa nulla se è negligenza dell’Amministrazione comunale o dei vigili urbani. Ma questo schifo deve finire”. Solo nella serata di ieri, dopo l’accaduto, la Protezione Civile ha provveduto a segnalare il pericolo con un cartello.