La telefonata, il passaggio, quel camion in mezzo: la tragedia di Punta Secca
Non c’è medicina contro lo sconforto. Tanto meno contro la morte. Punta Secca si sveglia in lacrime e non sa darsi spiegazioni. Intorno alle 6 le prime telefonate di amici che vogliono liberarsi di un peso, comunicare che sono Francesco e Mirko i ragazzi coinvolti nel terribile incidente avvenuto sulla strada del ritorno verso casa. Un chilometro, o poco più, fuori dalla borgata: pieno rettilineo, un camion parcheggiato in mezzo alla strada, l’impatto devastante. Francesco, alla guida, non ha scampo: centrato in pieno. Il suo amico, Mirko, sbalzato sull’asfalto. La moto, cilindrata 125, finisce la sua corsa sull’altro lato della carreggiata.
E’ il teatro di un dramma che si consuma da lì a poco. I primi che si accorgono dell’impatto chiamano carabinieri e ambulanza che si precipitano sul posto. Ma non c’è nulla da fare. Possono soltanto constatare il decesso di due ragazzi. Entrambi lavoravano a Punta Secca: Francesco, da tre anni, era un valido cameriere al Rosengarten, un ristorante di punta della frazione, gestito dalla famiglia Alabiso. L’altro, Mirko, di papà tunisino e mamma santacrocese, era in prova da un paio di giorni alla pizzeria L’Isola, pochi metri da piazza della Concordia. Il destino ineluttabile li ha fatti fuori. Erano soliti ritrovarsi la sera, dopo il lavoro, per bere una birretta assieme agli amici.
Ieri Francesco si era allontanato: destinazione Marina di Ragusa. Mirko lo chiama per chiedergli un passaggio per tornare a casa. Francesco, da Marina, fa rientro a Punta Secca. Aspetta un attimo, non trova l’amico e lo richiama da un altro cellulare perché non ha credito: sono le 4.32. Finalmente si incontrano, lo carica su e partono alla volta di Santa Croce. Assieme a loro, ma su un altro scooter, c’è Christian, altro cameriere del Rosengarten. Il battistrada, quello che evita l’impatto, e ne esce incolume. Punta Secca si dispera al solo pensiero di averli visti, insieme, qualche ora prima. La panineria di Fabio, in piazza Faro, è il ritrovo abituale del dopo lavoro: “Fatico a crederci. Ieri, come tutte le sere, erano da me. Amavano scherzare, fare qualche schiamazzo, giocare con mio figlio. Erano miei figli anche loro. A volte li riprendevo perché alzavano troppo i toni, ma erano bravi ragazzi. Non ci crediamo”.
Un altro Fabio, proprietario del Rosengarten, ha perso un punto di riferimento: “Francesco cominciò a lavorare da noi che aveva 16 anni. Lo chiamavo “Cicciu matina”, perché – inizialmente – a causa dell’età potevo impiegarlo soltanto di giorno. Ma è diventato un punto di riferimento per il locale. Un gran lavoratore, affidabile, mai una volta in ritardo. Un ragazzo dolce, educato come pochi. Quando c’era un problema, c’era lui a risolverlo”. S’inserisce il figlio Giuseppe: “Fino a ieri sera l’ho ringraziato per avermi fatto preparare una pizza e avermela sistemata in un cartone. Chiamavo lui e Christian “i due carabinieri” perché si muovevano sempre in coppia. Staccavamo dal lavoro ed era un piacere ritrovarsi, mangiare qualcosa insieme, discutere. E’ un vuoto che non si colma. E’ una persona, un amico, che dall’oggi al domani non c’è più. Impensabile”.
C’è sconforto, c’è rabbia. Per quel camion che si trovava lì in mezzo, in piena notte. In un tratto di strada poco, o per niente, illuminato. “E’ rimasto parcheggiato lì, senza alcuna segnalazione, per più notti di fila. Roba da matti. Più persone se lo sono ritrovate di fronte ma sono riuscite ad evitarlo”. Il mezzo, carico di plastica, è stato sequestrato. I carabinieri stanno indagando per ricostruire i contorni della vicenda. Adesso tutto si annienta. Prevale lo sconforto, e quello non si cura.