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Sit-in di protesta dei disoccupati davanti al comune: chiedono un impiego, la Iurato li accoglie

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Ancora una protesta eclatante da parte di alcuni disoccupati. Stamane si è svolta una nuova occupazione del palazzo comunale, così come era successo qualche mese addietro. I protagonisti sono sempre gli stessi: quei disoccupati che non avendo ricevuto risposte da parte delle istituzioni locali,hanno ritenuto di reiterare la protesta. Quindi, nuova riunione con il sindaco, Franca Iurato, che, suo malgrado, non ha potuto che ribadire la solita, ovvia, impotenza di fronte al problema sollevato dai disoccupati. “Il sindaco di qualsiasi città non può dare il lavoro che non c’è, anche se vi sono vicino per quello che un comune attraverso i servizi sociali può dare relativamente al sostentamento alimentare”. “Avevamo riposto delle speranze nei suoi confronti – chiosa Giovanni Barone, uno dei manifestanti  – pensavamo che lei in quanto donna ed esponente della sinistra, potesse in qualche modo alleviare le nostre difficoltà lavorative”. Anche Massimo Cascone, anch’egli uno dei manifestanti e protagonista la volta scorsa dell’incatenamento davanti a Palazzo dei Cigni, ha voluto far sentire la sua voce: “Non abbiamo nessuna possibilità di mandare avanti le nostre famiglie, non possiamo pagare le bollette e le tasse, senza lavoro non c’è dignità nell’essere uomini”. Parole pesanti che fanno riflettere, ma la situazione a livello globale sembra senza via di uscita. I prossimi cantieri di servizio che la regione Sicilia sta per mettere in campo, potrebbero in qualche modo alleviare per qualche mese le difficoltà di qualche senza lavoro, ma, dice il sindaco, “i  paletti che la Regione ha messo per le ipotetiche assunzioni, non lasciano molto spazio di manovra  a noi sindaci. Comunque, esasperare gli animi non serve a nessuno e vi invito alla ragionevolezza e alla pazienza; noi, come amministrazione, cercheremo di fare quanto è nelle nostre prerogative e possibilità”. Per nulla rassicurati, i manifestanti abbandonano mestamente la Sala Giunta, mormorando fra i denti che non è finita qui.

Salvo Dimartino

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