Approda a P.Secca la tradizione palermitana: domenica pane e panelle
Il 15 luglio partecipare al festino di Santa Rosalia, Patrona di Palermo, acclamarla “Santuzza” per chiederle protezione e poi nella notte tra il 3 e il 4 settembre, giorno in cui si celebra la Santa, con la cosiddetta “Acchianata”, ossia la salita a piedi su Monte Pellegrino, per raggiungere il santuario a lei dedicato, è semplicemente devozione.
Rosalia Sinibaldi era una ricchissima e nobile fanciulla palermitana di origini normanne, nata nel 1130 e morta ancor giovane nel 1166 nella grotta in cima a Monte Pellegrino ove oggi si trova il santuario, in cui furono trovati i suoi resti. Rosalia si era ritirata sul monte, presumibilmente da monaca, per condurre una vita da eremita, rinunciando alla ricchezza ed agli agi della nobiltà normanna. Da allora nessuno mai seppe la fine di questa nobile e bella fanciulla. Dopo secoli, nel 1624, mentre a Palermo infieriva la peste che decimava il popolo ed i ricchi cercavano nuove terre arrivando fino a Santa Croce, lo spirito di Rosalia apparve in sogno prima ad una malata di peste, poi ad un cacciatore. A quest’ultimo Rosalia indicò la strada per ritrovare i suoi resti ossei, e chiese di portarli in processione per la città. Così fu fatto. Al passaggio dei resti della Santa i malati guarivano e si univano alla processione, liberando totalmente la città in pochi giorni dall’orribile morbo. Da allora, la processione, così come a Palermo anche a Santa Croce, si ripete ogni anno con il fine di proseguire nei secoli il rituale di liberazione dai mali che affliggono l’umanità.
Il percorso è lungo e piuttosto difficoltoso, ma una volta iniziato la forza della fede e la motivazione per la quale si compie danno origine a una energia invisibile che spinge dolcemente verso la tanto agognata meta: il Santuario. Una volta in cima, il tripudio di luci e candele, gli innumerevoli “ex voto”, ossia oggetti d’argento raffiguranti le parti del corpo malate su cui la santa ha operato il miracolo, appesi alle pareti rocciose del santuario in cambio di una grazia ricevuta, e la folla dei devoti, vi ripagheranno del sudore e della stanchezza che vi faranno compagnia durante il cammino.
Da alcune case sparse vicino Fonte Paradiso dopo il terremoto del 1693 che colpi la Val di Noto e la contea di Modica, i Celestri, nobile famiglia palermitana, rifondavano nel 1713 lo “Stato di Santa Croce” con 921 abitanti in 260 case, con Santa Rosalia patrona, portandosi appresso cultura e tradizioni anche arabe risalenti al X secolo quali le panelle, cibo antico e povero, proveniente da una pianta leguminosa orientale che fruttiferando il cece faceva ottenere una farina. Salvo Gambino, palermitano e santacrocese d’adozione, con la sua “Putia” e la sua maestria riesce a far diventare un cibo da strada come un piatto unico, dove in quella semplice pasta cremosa, poi fritta, il limone ed il prezzemolo consacrano un sapore tutto mediterraneo. Domenica dalle 19 degustazione al Chiosco dei Tramonti di Punta Secca.