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Ragusa – La Provincia di Ragusa compie 90 anni. Cartabellotta: “Territorio che ha spiccato il volo”

by Redazione 2 Gennaio 2017 503 4 min di lettura
 Ragusa – La Provincia di Ragusa compie 90 anni. Cartabellotta: “Territorio che ha spiccato il volo”

Oggi ricorre il 90° anniversario dell’istituzione della Provincia di Ragusa. Il 2 gennaio 1927 è stato infatti emesso il decreto regio di istituzione del ‘Riordinamento delle circoscrizioni territoriali’ che ufficializzava quanto era stato già deciso nella seduta del 6 dicembre 1926 dal Consiglio dei Ministri presieduto da Benito Musssolini di ‘elevare il comune di Ragusa alla dignità di capoluogo di Provincia’. Era stato il primo prefetto di Ragusa Gaetano De Blasio, l’11 dicembre 1926, nel giorno del suo insediamento a sottolineare l’importanza del provvedimento del Consiglio dei Ministri, considerato “l’inizio della rigenerazione della Regione, già gloriosa per antiche tradizioni, alla quale natura fu sempre prodiga di uomini eminenti che la onorarono in ogni campo, e di ricchezze di ogni specie che avrebbe rappresentato fonte di nuovo maggiore benessere”. Il 16 gennaio 1927 viene invece nominato dal prefetto De Blasio il nuovo Commissario straordinario Guglielmo Casale il quale a sua volta il 18 febbraio nominò la prima Giunta che si insediò il 26 febbraio. Questi i primi anni atti ufficiali della ‘nuova’ Provincia che a distanza di 90 anni è, ironia della sorte, retta anche oggi da un Commissario Straordinario Dario Cartabellotta.

Una Provincia che durante i suoi 90 anni di vita è cambiata molto sul piano sociale ed economico, non a caso è stata definita da Leonardo Sciascia ‘l’isola nell’isola’ per i suoi buoni indicatori economici. In questa isola felice resa anche celebre in tv per la fiction del Commissario Montalbano ritrovi una campagna ordinata, pulita, curata, che non si incontra in nessun altro luogo di Sicilia; una produttività agro-alimentare che non ha nulla da invidiare alle aree d’eccellenza in Italia con un Pil di tutto rispetto; una industriosità silenziosa, operosa, coraggiosa senza fronzoli e pennacchi, una attitudine alla correttezza che è diligenza concreta senza cartellini dell’antimafia; una società sobria ma rigorosa nella propria rivendicazione della propria identità storico-culturale ma anche agricola. Una Provincia che dopo aver conosciuto la sua fase industriale attorno agli anni ’50 con la scoperta del petrolio da parte della Oil Gulf Company, ha vissuto il boom economico degli anni 70 con l’avvio dell’oro verde, delle coltivazioni sotto serre, che hanno cambiato il modo di vivere e il modo di operare delle nostre popolazioni ma che vive ora la crescita turistica grazie a Montalbano e all’apertura dell’aeroporto di Comiso. Una Provincia che oltre a valorizzare la tradizione, si è aperta all’innovazione, alle infrastrutture, al mercato internazionale: ecco la nascita dei resort, l’arrivo del golf, i ristoranti stellati, l’arte contemporanea col suo caposcuola Piero Guccione, i brand di lusso, le start-up, le sperimentazioni.

In questi 90 anni non è cresciuta soltanto l’economia, non solo le competenze, ma la società civile, in tutte le sue componenti, è andata avanti. Ed è il dato che segnala l’attuale commissario straordinario Dario Cartabellotta: “La Provincia di Ragusa è l’immagine di un territorio piccolo nella estensione ma grande nell’economia e nella vitalità del tessuto sociale. Un territorio che ha spiccato il volo, non solo dall’aeroporto di Comiso, ma anche per la sua intraprendenza e vivacità imprenditoriale. Una Provincia che produce, che accetta la sfida della qualità e dell’internazionalizzazione. Qui c’è una tradizione, un impegno delle piccole e medie imprese che ha fatto scuola. La provincia di Ragusa è il simbolo della qualità e dell’accoglienza: in tanti lo hanno capito. La nuova emergenza dell’immigrazione è stata vissuta in prima battuta con Pozzallo che ha accolto migliaia e migliaia di nuovi migranti. E poi una provincia laboriosa, non a caso quando in altre parti della Sicilia spingi la gente a lavorare tanti ti rispondono: “Non siamo Ragusani”.

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