Incidente a Playa Grande: si pensa a un 26enne come vittima tra le fiamme. Cordoglio del sindaco Marino. La nostra scelta: prima il rispetto

Un corpo carbonizzato, una giovane ferita e una comunità sotto shock. È il bilancio del tragico incidente avvenuto ieri pomeriggio lungo la provinciale che collega Donnalucata a Playa Grande. Coinvolte due auto: una Fiat 500, guidata da una ragazza di 23 anni, e una Peugeot 208, andata completamente distrutta dalle fiamme. Alla presunta identità della vittima – il 26enne di Scicli Edoardo Miceli – si è arrivati attraverso il controllo del numero di telaio del veicolo. Solo l’esame del DNA potrà dare conferma ufficiale.
Il sindaco di Scicli, Marino Marino, ha espresso cordoglio e sdegno per la viralità incontrollata dell’evento tragico: “Un dolore che colpisce tutta Scicli. Siamo profondamente addolorati per quanto accaduto ieri lungo la circonvallazione di Donnalucata. Una tragedia atroce ha colpito la nostra città, lasciandoci sgomenti e senza parole. Ci stringiamo con sincero cordoglio alla famiglia che, in queste ore drammatiche, piange — ingiustamente — la perdita di un proprio caro. È un dolore che appartiene a tutta Scicli. Condanniamo con fermezza la diffusione dei video che ritraggono l’auto avvolta dalle fiamme: in quel momento una vita umana veniva spezzata. Non c’è alcuna giustificazione alla condivisione di immagini di tale crudeltà e mancanza di rispetto.
Chiediamo a tutti senso di responsabilità, rispetto e umanità. In attesa che l’esame del DNA faccia piena chiarezza sull’identità della vittima, manteniamo il silenzio del rispetto e della preghiera”.
Perché pubblichiamo solo ora
Abbiamo scelto di non rincorrere la velocità dell’informazione, ma di fermarci un passo prima. Quando una vita si spezza in modo così drammatico, crediamo che il dovere di cronaca debba fare spazio, prima di tutto, al rispetto.
In queste ore si è detto e condiviso di tutto: identità presunte, immagini, video, dettagli non confermati. Abbiamo preferito non aggiungerci a quel coro. Abbiamo scelto di attendere, di verificare, di restituire a questa notizia la delicatezza che merita. Perché dietro un nome c’è una persona, una famiglia, un dolore privato.
Non sempre arrivare primi significa raccontare meglio. E in certi casi, come questo, significa solo non calpestare la dignità di chi non può più parlare.