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La morte di Loris diventa business: 3500 euro per le interviste ai familiari

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La presenza, massiccia e a tratti indisponente, dei parenti di Veronica Panarello in tv, subito dopo la morte del piccolo Loris, non è frutto del caso. Ma è frutto, soprattutto, dei soldi. Quelli che prima erano solo sospetti, sussurrati da addetti ai lavori e opinione pubblica, sono invece la “tragica” realtà. E’ stato reso noto da ‘Repubblica’, infatti, il contenuto di alcune intercettazioni ambientali in cui la madre e la sorella di Veronica discutono delle presenze in tv: “E’ come se ci dessero uno stipendio”. E in effetti, secondo la Procura, esiste un vero e proprio tariffario per le comparsate televisive di Carmela Anguzza e Antonella Panarello: 3500 euro per un’intervista, 2000 per un’ospitata da Barbara D’Urso a Domenica Live, e inoltre “regalini” di vario genere. La popolare conduttrice di Canale 5 invita le due donne a cambiare versione sulla controversa figura di Veronica, per rendere più appetibile la tesi innocentista: “Dobbiamo rimanere sul pezzo – dice la D’Urso in una intercettazione – perché altrimenti l’opinione pubblica si convince che Veronica è davvero colpevole”. Carmela e Antonella, che subito la morte di Loris si accaniscono con Veronica (“Lei è capace di tutto. E’ una ragazza difficile, molto difficile. E’ pazza, è un pericolo per tutti, ha una cattiveria con tutti. Non dovevano lasciarla da sola con i bambini”), obbediscono e si redimono.

IL CONFRONTO IN CARCERE CON DAVIDE – Nelle 260 pagine che la Procura ha depositato dopo l’atto di conclusioni delle indagini, c’è anche il giudizio sulla personalità di Veronica. Gli inquirenti la definiscono “una donna capace di tutto”, che “in modo premeditato e con spiccate capacità criminali, ha fornito una ricostruzione del tutto falsa della giornata del 29 novembre”. E, nel fascicolo, è riportato il racconto di un pomeriggio agitato in carcere, quando Veronica Panarello ricevette la visita del marito Davide Stival: “Tu mi devi dire che il bambino a scuola non glielo hai portato”. Ma la donna insiste: “Io mi ricordo di averlo portato a scuola e basta. Io non l’ho ucciso, voglio scoprire la verità, cercano solo su di me come se fossi il mostro”. Ma Davide non le crede: “E allora chi è stato, io?”. Il 4 aprile 2015, però, Veronica ha un cedimento e dice al marito: “Mi sa che ho preso un’altra strada…”. E a Davide che le contesta di essere bugiarda, lei replica: “Non sono bugiarda… in quel momento non riuscivo a ricordare tutto”. E quando il marito la invita a dirgli “un po’ di cose”, la donna si blocca: “No Davide, non posso…”.

UNA CONFESSIONE PER RIVEDERE IL FIGLIO PICCOLO – Il ‘punto debole’ di Veronica Panarello – come riportato anche da ‘Il Giornale di Sicilia’ – è il figlio più piccolo e ai suoi familiari confessa una sua paura: “Tutto mi aspetto… tutto…”. “Se dovessero dirmi di confessare qualunque cosa pur di vedere il bambino – dice al padre e alla zia in carcere – non prendetelo come un tradimento… ma io lo farò!”. Tra le ipotesi avanzate da Veronica Panarello, in colloqui con familiari, anche quella che “delitti del genere possono essere compiuti soltanto da persone senza scrupoli, trafficanti di armi e droga”. E lei ricorda, si legge nel documento, che il marito “era amico proprio di due soggetti finiti in carcere per tali motivi”. E comunque lei è disposta a farsi il carcere “senza clamori e quando esco – annuncia – me lo vado a cercare io chi è stato!”.

 

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