I conti (non del tutto chiariti) tra il Comune e il gestore idrico Iblea Acque

A Santa Croce continua a tenere banco la vicenda Iblea Acque. Dopo l’interrogazione presentata dai consiglieri di opposizione del gruppo ‘Insieme per Santa Croce’, il sindaco Peppe Dimartino ha fornito una risposta ufficiale, protocollata il 3 giugno, che tuttavia non fuga del tutto i dubbi sull’utilizzo delle casse comunali per sostenere la società di gestione del servizio idrico.
Al centro della discussione, le anticipazioni di cassa erogate dal Comune nel 2023 a Iblea Acque per un totale di oltre 56 mila euro, giustificate – secondo il primo cittadino – dalla necessità di pagare gli stipendi ai lavoratori nel delicato passaggio dalla gestione privata (Mediale) a quella pubblica. Dimartino precisa che sono già stati restituiti 35 mila euro e che la quota rimanente (21.661 euro circa) sarà restituita a breve.
Nella lunga replica il sindaco prova a smontare l’accusa implicita di cattiva gestione, rimarcando che non sono state concesse altre anticipazioni, se non somme vincolate a specifici interventi su allacci fognari e idrici. Ma è sul piano più generale che si percepisce una difesa d’ufficio: Dimartino rivendica la “storica” transizione verso la gestione pubblica come una vittoria dell’Ente, evidenziando il passaggio del credito da Mediale a Iblea Acque per un ammontare di 295.571 euro, a fronte di debiti complessivi pari a circa 112 mila euro.
Tuttavia, permane una certa opacità sui conti complessivi della società, di cui – ammette lo stesso sindaco – il Comune non possiede informazioni aggiornate, in attesa che venga approvato il bilancio 2024. Un dato che non può che alimentare i timori di chi, come l’opposizione, chiede trasparenza e rigore nella gestione delle partecipate pubbliche, soprattutto quando a essere coinvolte sono le tasche dei cittadini.
Dimartino chiude il documento ribadendo l’intento di proseguire il cammino con Iblea Acque “senza interruzioni” e parlando di una “riduzione dei costi per il cittadino”. Un’affermazione che però non viene supportata da dati, né è chiaro se si riferisca a tariffe o a costi di gestione per il Comune. Il confronto politico, insomma, è tutt’altro che chiuso. E la sensazione è che, dietro i tecnicismi contabili e le rassicurazioni istituzionali, resti aperta una questione politica più profonda: quella del controllo sulla gestione del servizio idrico e sulla sostenibilità di un modello che, sebbene pubblico, rischia di replicare le inefficienze del passato.