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Cronaca

Se ne va Gaetano Mandarà: un destino beffardo gli porta via quel sogno…

by Redazione 15 Settembre 2018 816 2 min di lettura
 Se ne va Gaetano Mandarà: un destino beffardo gli porta via quel sogno…
Gaetano Mandarà in compagnia della moglie Rosalia

Tristezza infinita. Ancora un amico che ci lascia in prematura età: si tratta di Gaetano Mandarà, 65 anni, nipote del grande “massaitanu Mannarà”. Mio amico d’infanzia, compagno di classe e di banco alle medie, persona di grande intelligenza e umiltà, se n’è andato in silenzio, così come ha sempre vissuto. Lontano dai clamori, aggredito dal male oscuro e ghermito dalla morte in tempi brevi. Non hai avuto il tempo di veder realizzato il suo sogno, cioè quello di veder intitolata una strada o una piazza a tuo nonno. Non ne hai avuto il tempo, o meglio, non ti è stato dato il tempo dal destino beffardo. Quando la primavera scorsa hai pubblicato un post su facebook, per ricordare la figura di quel grande uomo che è stato tuo nonno, da quel post ho preso spunto. Ne abbiamo parlato e ho pubblicato un articolo dove ho perorato l’idea dell’intitolazione di un sito o “massaitanu” e, mentre tu mi parlavi di lui, eri visibilmente emozionato nel ricordarlo, e ricordarne la grandezza. Eri fiero di lui, orgogliosamente suo diretto discendente, ne portavi il nome e il cognome.

Dopo un mesetto circa mi hai chiamato e, felice come un bimbo al suo primo giorno di scuola, mi comunicasti che eri stato convocato in municipio e ti avevano reso edotto dell’avvio della procedura per l’intitolazione di una piazza al tuo idolo. Quella splendida notizia l’hai voluta condividere in anteprima con me, dandomi il merito di aver smosso le acque in quella direzione. Purtroppo la burocrazia arriva sempre dopo. Nessuno poteva immaginare l’epilogo che si è verificato. La terra ti sia lieve, amico mio, ti sia lieve, così come i tuoi passi su questa terra lo sono stati, come lo sono i passi delle persone perbene come tu sei stato, come foreste che crescono in silenzio, e ci si accorge di loro quando partono per l’ultimo viaggio. E se ne sente il vuoto profondo, nel silenzio assordante. Ciao Tanuzzu.

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